I.G.T. Ridolfo ha preso vita dall’intuizione e dall’ispirazione del produttore di Rocca di Montegrossi Marco Ricasoli Firidolfi, quando ha trovato un’unione sorprendentemente magica di Cabernet Sauvignon (50%) e Pugnitello (50%). Questo vino integra perfettamente internazionalità e tradizione e offre un’altra chiave di interpretazione dello splendido terroir di Monti in Chianti, nel Chianti Classico.
Il Cabernet Sauvignon esprime al meglio il suo ruolo, fatto di raffinate note fruttate (mora, prugna secca) e di una componente botanica ben integrata (eucalipto). A questi si accompagnano le note di frutta più selvatica (amarene) del Pugnitello, con note speziate in perfetto equilibrio (pepe, liquirizia) con una leggera nota balsamica.
Un vino di grande impatto e molto complesso, con una bella acidità.
Vino di carattere e dalla forte personalità… difficile da dimenticare!
Il punto di vista dell’enologo
“Il Cabernet, secondo me, gli conferisce la setosità del tannino e al naso quella nota di erbe aromatiche intriganti e complesse. Dall’altro lato, il Pugnitello conferisce quel tocco di rusticità che lo rende meno aristocratico e, allo stesso tempo, più accattivante e ti lascia il desiderio di continuare a scoprirlo.” (Attilio Pagli)
Abbinamenti
Guancia di manzo con speziatura un po’ esotica.
Medaglioni di cervo con salsa ai mirtilli.
Spezzatino di manzo speziato (stufato alla Sangiovannese).
Arrosti sullo spiedo.
Piccione alla griglia.
Piccione con fichi caramellati e senape.
Ravioli ripieni di ragù di finocchiona con salsa di pecorino toscano e olio di finocchietto selvatico.
Produzione
24 mesi in barrique e tonneaux di rovere di Allier.
36 mesi di affinamento in bottiglia.
Tiratura limitata in Magnum, con bottiglie numerate a mano.
Storia di Ridolfo
Da più di 40 generazioni, tramandate di padre in figlio e giunte fino a noi, abbiamo una significativa testimonianza storica tra cui documenti di Totto di Rinaldo dei Ridolfi del XIV secolo, che ci raccontano la storia di Geremia.
Come capostipite della famiglia, Geremia era figlio di Ildebrando. Non esistono date certe della sua vita, ma sappiamo che visse intorno alla fine del X secolo.
La stirpe della famiglia Geremia è una delle poche che può vantare un’origine cavalleresca ed è anche la più antica delle attuali aristocrazie fiorentine. Questa stirpe è longobarda e risale ai popoli germanici del VI secolo dalla loro discesa nella penisola italiana.
Geremia e la prima moglie non poterono avere figli e così, non avendo discendenti per gran parte della sua vita, provvide a donare gran parte dei suoi beni, fondando conventi e chiese.
Rimasto infine vedovo e già in età avanzata, Geremia si risposò e dalla seconda moglie ebbe un figlio tanto desiderato: Ridolfo. Con Ridolfo esiste un lignaggio continuo e copioso, tanto da poterlo considerare – insieme a Geremia – un capostipite della famiglia.
Contemporaneamente la famiglia aveva ormai il dominio sulla zona del Chianti attraverso numerosi castelli, e la roccaforte principale era il castello di Montegrossoli: la Rocca di Montegrossi. Solo nel XIII secolo la famiglia si stabilì a Firenze.
Il soprannome di Ridolfo era Gotulo, in riconoscimento dell’ascendenza longobarda della famiglia. Le testimonianze scritte di Ridolfo sono relative ai suoi figli, e soprattutto un decreto dell’anno 1029, del quale partecipò come testimone tra gli altri Baroni di Toscana.
Sebbene i documenti che lo riguardano non siano molti, Ridolfo fu sicuramente un uomo molto conosciuto ai suoi tempi. Infatti, siamo arrivati al suo nome attraverso i posteri, poiché i suoi nipoti e discendenti si definivano nei documenti latini de filiis Rodulphi, nome che si trasformò in Firidolfi una volta prevalso il volgare.